
Lo stile Minimale nel Web Design
Con questo articolo vogliamo inaugurare una rubrica dedicata ai vari stili del web design. Anche in questo settore, come in altri fortemente influenzati dall’evoluzione (ad esempio moda, arredamento e industria automobilistica), esistono criteri e linee espressive chiaramente riconoscibili.
Cominciamo con uno degli stili più utilizzati, il minimale (o clean). Con questo termine, coniato nel 1965 dal filosofo dell’arte inglese Richard Wollheim, si identifica la principale tendenza che negli anni sessanta fu protagonista del radicale cambiamento del clima artistico, caratterizzata da un processo di riduzione della realtà, dall’antiespressività, dall’impersonalità, dalla freddezza emozionale, dall’enfasi sull’oggettualità e fisicità dell’opera, dalla riduzione alle strutture elementari geometriche.
Da questa definizione risalta un concetto, quello di riduzione. Il primo campo in cui venne applicata la filosofia del “less is more”, che è un po’ il claim del minimalismo, fu l’architettura. La fonte d’ispirazione fu la semplicità di una casa giapponese tradizionale, dove gli spazi sono caratterizzati da essenzialità, luminosità e spaziosità. Risultato? Un senso di calma interiore. Questo principio fù un po’ una rivoluzione e si diffuse grazie anche all’adesione dei famosi architetti e designer del cosiddetto stile Modernista, su tutti Ludwig Mies van der Rohe.

Organizzare i contenuti di una pagina web applicando uno stile minimale implica uno svuotamento di tutto ciò che non è strettamente necessario: meno sfondi, meno elementi grafici superflui ed un utilizzo essenziale e cosciente dei colori. A prima vista potrebbe sembrare una grande facilitazione, ma in realtà creare una bella interfaccia in stile minimale non è semplice come potrebbe sembrare e richiede gusto ed esperienza. In più lo svuotamento dei contenuti comporta il dover ripensare la user experience, procedendo per sottrazione fino ad ottenere un’interfaccia composta dallo stretto necessario.
Un ottimo esempio è l’home page di Google. Niente fronzoli, solo l’essenziale, cioè il logo (grande, centrato e in bella vista) e la casella in cui scrivere l’oggetto della nostra ricerca. Ciò che ci si aspetterebbe da un motore di ricerca e niente più.

Si può affermare che è apparentemente uno stile “noioso” e concede ben poco spazio alla creatività. Ma proprio per questi suoi canoni di rigidità formale può essere stimolante cimentarsi in un’interpretazione che, nei limiti del possibile, si allontani da tali schemi pur restandone ancorata.
Noi di Httpixel abbiamo provato a fornire una nostra interpretazione di Corporate Design nel sito della società di servizi Materamet di Milano.
Gli elementi caratteristici che ritroviamo in tutti i siti in stile minimale
Simmetria e organizzazione geometrica
C’è una tendenza ad impaginare gli elementi in maniera simmetrica, il layout è composto da griglie allineate ordinatamente.
Cura della tipografia
Essendo gli elementi grafici ridotti al minimo, un corretto utilizzo dei font diventa ancora più importante. L’alternare (con metodo) grassetti corsivi e maiuscoli, imprime il ritmo all’impaginazione. Così come l’alternanza di toni più o meno accesi nel colore di titoli e paragrafi.
Spaziatura degli elementi
Eliminando i componenti grafici superflui otteniamo tanto spazio vuoto. Gli elementi di pagina si ritrovano così, tutt’intorno, aree vuote che “danno respiro” e creano quel climax zen tipico delle abitazioni tradizionali giapponesi, citate precedentemente. I siti web della Apple sono da sempre modello di minimalismo.

Concludiamo con una lista di siti che per varie ragioni interpretano in modo intelligente lo stile minimale.
Aquest (web agency)
Temple (creative design)
Tinker Watches (orologi)
Swissted (servizio di stampa poster)
Independent (testata giornalistica)
NTN (orologi)
Yoox (ecommerce abbigliamento)
Roberto Pilo
Web designer, appassionato di comunicazione digitale e fondatore di Httpixel. Compilatore compulsivo di playlist su Spotify.
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